Viaggio in Islanda, la terra dei miei sogni
La nostra collaboratrice Laura Magenta ci racconta il suo viaggio in Islanda, un Paese che ha sempre sognato di visitare: aspettative confermate? Scopriamo insieme!
Sognavo da tempo un viaggio così, un viaggio dove perdermi nella grandezza della natura. Dal 2016, anno della conoscenza della mia malattia, della chemioterapia e dall’intervento, non me la sono sentita di fare granché, anche se nonostante qualche impedimento fisico, nel 2018 ho affrontato due brevi spostamenti in Irlanda e a Copenaghen.

La scelta dell’Islanda è arrivata più o meno a marzo del 2019, quando ho capito che sarei riuscita a far combaciare le mie disponibilità con quelle dei miei figli, entrambi universitari, realizzando anche un altro piccolo sogno che avevo nel cassetto: quello di fare un viaggio con loro ormai così grandi e giustamente sempre tanto impegnati.
Quando ho prenotato i voli non avevo le idee chiare, ho cercato di orientarmi in seguito tra pagine Facebook (utilissima quella degli AMICI DELL’ISLANDA) e itinerari suggeriti e ho confezionato il MIO viaggio: in auto, un alloggio diverso ogni notte con l’obiettivo di riuscire, in 8 giorni a cavallo tra fine settembre e i primi di ottobre, a fare tutto il RING, ovvero il giro dell’isola, percorrendo l’unica strada asfaltata (per l’80%) esistente in Islanda, la nr. 1 (la Ring Road, appunto). Diverse erano le mie perplessità su come avrei potuto affrontare il viaggio con il mio handicap, il mio sacchettino attaccato alla pancia per fare pipì, con molte probabili soste, necessità dei bagni, una tenuta fisica non proprio eccellente; non sapevo se avrei trovato percorsi troppo difficili per me, se sarei riuscita a
gestire le mie forze durante tutta la giornata. Avevo un pochino di timore anche perché non volevo pesare sui miei compagni di viaggio, i miei figli e un loro caro amico che si è unito al gruppo.
Nonostante tutto, la voglia di questa esperienza era così forte dentro di me da non fermarmi di fronte a nessun dubbio o possibile ostacolo.
Al nostro arrivo in terra islandese ero emozionata come una bambina, non stavo nella pelle per tutto quello che avrei potuto incontrare. Ma dalla nostra prima sera a Reykjavik (capitale e città più popolosa d’Islanda) ho capito che non sarei rimasta delusa: ci ha accolto un tramonto fantastico, su una città vivace e dinamica piena di giovani e locali accoglienti.
Splendida la vista dalla Hallgrimskirkja, la chiesa più importante. Quella sera abbiamo “sfiorato” la nostra prima aurora boreale, rimandata di una solo sera, perché il giorno successivo, dopo aver percorso il Circolo d’Oro, passando dalla frattura geologica dove si incontrano le placche tettoniche del Nord America e dell’Eurasia all’area geotermica di Geysir, dalla imponente cascata Gullfoss al bagno caldo nella Secret Lagoon, siamo approdati nel nostro chalet sperduto a Hella e quella sera l’aurora boreale ci ha fatto visita in tutto il suo imponente e inimmaginabile splendore.
Ho pianto dall’emozione di fronte a quel cielo smeraldo, dove sembrava che danzassero gli angeli e di poter catturare le stelle allungando la mano….
Il primo alloggio a Hella è stato esemplificativo di come sarebbero stati tutti i successivi: pulitissimi e caldissimi (in Islanda è già pieno inverno a fine settembre!), dotati di ogni confort, quasi sempre facilmente accessibili, seppure molto isolati.

L’Islanda è poco popolata, quindi il nostro concetto di villaggio è ben lontano dal loro: pochissime case, spesso molto lontane l’una dall’altra. I giorni successivi sono stati un susseguirsi di cascate mozzafiato, promontori imponenti, spiagge nere (famosissima e fantastica quella di Reynisfjara), canyon incantati (non perdetevi Fjaðrárgljúfur, sembra la dimora degli elfi e delle fate).

Non posso tralasciare di raccontarvi l’emozione profonda alla vista del più grande ghiacciaio d’Europa, l’enorme Vatnajokull, vasto quanto tutta l’Umbria: la strada principale ne percorre il bordo, con panorami tra i più suggestivi di tutta l’isola, fino alla laguna glaciale di Jokulsarlon, dove incontra le acque più calde dell’Oceano Atlantico. E’ possibile addentrarsi nella laguna con mezzi anfibi ed avvicinarsi alla parete del ghiacciaio passando tra numerosi iceberg, alcuni giganteschi come dei palazzi. Alcuni frammenti di questi arrivano fino al mare depositandosi sulla spiaggia nera, chiamata Diamond Beach. Quel giorno abbiamo trovato un tempo splendido, il che ha reso la nostra sosta in questa zona dell’isola un’esperienza unica e spettacolare. I fiordi dell’est, che abbiamo percorso successivamente, ci hanno regalato scorci incredibili e molti meno turisti, al punto che per km e km non abbiamo incontrato nessuna auto e nessuna casa: solo tante, tante pecore.
Ovunque. In Islanda il terreno è ricoperto di muschio dai colori vivaci, sfumature incredibili di verde, giallo, rosso,
che creano accostamenti cromatici che non ho mai visto altrove. La parte più a nord, invece, si presenta con un paesaggio totalmente vulcanico per molti km: sembra di essere sulla Luna.
E dalla luna approdi in paradiso: la cascata Dettifoss, la più potente d’Europa, si trova proprio a nord, e ci si arriva percorrendo uno sterrato di oltre 30 km in mezzo all’assoluto nulla …. per poi scorgere da lontano una grande spaccatura all’interno della quale questa cascata sprigiona tutta la sua potenza. Si può arrivare fino al bordo, è spettacolare! Il sole ci ha donato la vista di un costante doppio arcobaleno…una fiaba!
Tutti questi posti sono facilmente raggiungibili a piedi da parcheggi ben indicati, molto spartani, dove è quasi sempre presente un bagno (a pagamento, come tutto in Islanda, con carta di credito!). Purtroppo, non sempre sono percorsi adatti a una sedia a rotelle. Più accessibile tutta la zona del lago Myvatn, sempre a nord, in particolare Hverir, dove sono presenti pozze di fango bollente e camini vulcanici. Il lago Myvatn ci ha donato la seconda e meravigliosa aurora boreale. Ritornando verso sud: splendida la sosta ad Akurery, seconda città islandese e capitale del nord affacciata su un fiordo, meravigliosi i cavalli islandesi che, soprattutto in questa zona, popolano le vaste pianure insieme alle greggi di pecore, emozionante la ricerca delle

foche nella penisola di Hvammatangi, avvistate benissimo dopo 40 km di sterrato e due sole case in tutto il tragitto.

Il rientro all’aeroporto di Keflavik, dove lasciare l’auto a noleggio e pernottare per la partenza all’alba del giorno successivo, è stato l’unico perturbato, culminato con una vera e propria tempesta di vento e pioggia che ha bloccato i voli dal pomeriggio: raggiungere il nostro Hotel è stata un’impresa e pensare di volare la mattina dopo sembrava impossibile.
Ma gli islandesi sono abituati a un meteo estremo e variabilissimo, e tutto è andato per il verso giusto.
Andare in Islanda significa vivere un’avventura, si torna a casa con qualcosa che prima non si immaginava potesse appartenerci.
E’ una terra così ricca di magia e bellezza che non si può non sentirsi infinitamente arricchiti e felici. L’Islanda è da vivere: va toccata, gustata, annusata. Non c’è suono di cascata che non sia accompagnato dal morbido tocco del muschio, dalla vista di un arcobaleno, dall’odore d’aria pulita e dallo scroscio di acqua purissima.
L’Islanda è una terra di acqua e di fuoco, dove la vita non è facile, ma che è impossibile non amare follemente. Io ci tornerò, ne sono sicura: ho ancora tanto da vedere ed è troppa la nostalgia di quelle emozioni, che non posso non desiderare di finirci dentro un’altra volta.
A prestissimo …. Islanda!
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