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Qui ci sono le risposte.

Le domande più frequenti
Come faccio a sapere quali saranno i prossimi viaggi che farai?
Seguendo le pagine social Facebook e Instagram di Proprio in Gamba. Ogni nuovo viaggio sarà condiviso sui canali social con tutti i followers, che spero possano darmi informazioni e consigli anche in diretta!
Proprio in Gamba è un’agenzia di viaggi o un tour operator?
Proprio in Gamba non è né un’agenzia di viaggi né un tour operator. Noi non vendiamo viaggi ma diamo consigli e indicazioni con recensioni di strutture e punti di interesse in giro per il mondo, con la speranza possano essere utili anche a te.
Tutti i viaggi che proponiamo sono pacchetti venduti direttamente da aziende registrate nell’ambito turistico e con le quali è in essere un rapporto di fiducia e collaborazione tale da garantire sempre la massima accessibilità.
Proprio in Gamba non riceve alcun compenso economico sulle proposte di viaggio ma offre i suoi canali social e le pagine del blog allo scopo di promuovere e pubblicizzare viaggi accessibili al 100%, senza soprprese. Proprio in Gamba sarà il tuo garante vigilando costantemente sull’operato dei corrispondenti locali e sulla veridicità dei livelli di accessibilità promossi.
Posso collaborare o semplicemente dare una mano al progetto Proprio in Gamba?
Naturalmente!
Ogni aiuto è ben accetto nella forma e nella misura che riterrai opportuna.
Se hai un’idea interessante oppure hai voglia di recensire e aiutare i lettori ad avere informazioni preziose sei nel posto giusto. Contattami in privato e ti darò tutte le informazioni al riguardo.
Sono un disabile in sedia a rotelle e ho difficoltà a pianificare un itinerario che mi soddisfi. Posso chiedere il tuo aiuto?
Si, sono a completa disposizione.
In tre modi:
1) puoi contattarmi in privato e studieremo insieme l’itinerario più adatto alle tue esigenze, ovviamente senza alcun impegno;
2) puoi leggere in autonomia il mio blog utilizzando la pagina di ricerca che ti aiuterà a trovare velocemente le informazioni che cerchi
3) puoi sfogliare le proposte di tour già pronte nella sezione viaggi. Per ognuna saprò darti, in privato, tutte le informazioni che desideri.
Ho problemi di mobilità (deambulo con un bastone) e viaggio da solo: sai consigliarmi luoghi comodi da visitare?
Viaggiare da soli quanto le condizioni di salute non sono ottimali non è facile e capisco le tue preoccupazioni. Puoi chiedermi ciò che vuoi: io e i miei collaboratori sapremo rispondere a ogni tua domanda e consigliare la soluzione più adatta alle tue esigenze.
Vorrei una vostra consulenza per valutare l'accessibilità della mia struttura alberghiera. E' possibile?
Sei nel posto giusto: analizzo e verifico personalmente strutture ricettive per garantire ai miei lettori che un’attività un giudizio oggettivo sul grado di accessibilità degli stessi.
Fra i servizi per strutture ricettive o proposte di attività,offriamo livelli di visibilità maggiori sulle pagine di questo blog e sui nostri canali social.
Chiedimi tutte le informazioni in privato.
Articoli su viaggi, articoli su argomenti psicologici: non capisco cosa tratti questo blog.
Ti sei risposto da solo: questo blog nasce per raccontare le mie esperienze di viaggio e condividerle anche con te. Il valore aggiunto di questo progetto è proprio quello di impreziosire le esperienze di viaggio di un disabile con argomenti che trattino risvolti psicologici al viaggio inerenti.
Tengo a precisare che l’argomento psicologico, particolarmente delicato, non lo tratto io personalmente ma sono supportato da un team di professionisti che mi aiuta rispondendo direttamente a questo tipo di richieste.
16 AGOSTO 2019
C’è un confine fra la voglia di dimostrare agli altri che una cosa sei ancora in grado di farla e l’esibizionismo nel mostracela a tutti i costi? Non si rischia un’ostentazione controproducente?
Risponde Anna Agati
Conoscere me stesso e rispettarmi è il confine che stabilisco tra me e il mondo.
Provare un senso di ostentazione o esibizionismo potrebbe mettere in discussione la veridicità di quello che faccio, dimostrando qualcosa agli altri solo per puro compiacimento.
L’obiettivo principale invece è fare tutto questo per me, per la mia felicità e personale appagamento, poi, ben vengano i complimenti altrui e i riconoscimenti, ma solo se vissuti come tali.
1 AGOSTO 2019
Hai conosciuto la tua attuale moglie dopo l’intervento. È stato difficile superare l’imbarazzo di confrontarsi con l’altro sesso? Non hai avuto paura di una sua reazione negativa il giorno che vi siete incontrati la prima volta?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
L’imbarazzo e il sentirsi inadeguato di fronte alle altre persone – soprattutto quelle alle quali si è davvero interessati – è un lato del carattere che qualcuno ha a prescindere dalla propria condizione fisica. Ammetto che io un po’ l’ho sempre avuto e l’amputazione non ha potuto che accentuarlo. Ho però avuto la fortuna di conoscere mia moglie dopo il percorso che mi ha aiutato ad accettare maggiormente la mia condizione fisica e questo mi ha permesso di essere me stesso e farmi conoscere per quello che sono veramente, senza maschere.
Casualità o destino? Cosa sarebbe successo se l’avessi conosciuta prima (quando cioè mi vergognavo anche di uscire di casa)?
Beh, se il caso ha voluto così non vedo perché preoccuparsi del “e se…”.
Non è successo. Stop.
Quello che so di certo è che le cose belle succedono quando si smette di cercare con troppa assiduità e quando si è pronti per riceverle.
Con Sonia è successo esattamente così: mai avrei pensato che alla cena in cui ci siamo conosciuti avrei incontrato la persona che da lì a pochi giorni mi avrebbe accompagnato per la vita, io pensavo unicamente a cosa avrei mangiato!
Questo mi ha permesso di essere me stesso quella sera e non pensare a camminare bene o evitare guardi indiscreti.
Prova anche tu ad affrontare la vita in questo modo: sono pronto a scommettere che raggiungerai tutti gli obiettivi che vorrai!
24 LUGLIO 2019
Possibile che da quando sono diventato disabile mi interessi fare esperienze e provare emozioni che prima non mi interessavano, addirittura spesso inconciliabili con la mia condizione fisica? Non è controproducente questa continua voglia di superare me stesso?
Risponde Anna Agati
La condizione di cambiamento profondo che deriva dall’acquisire una disabilità porta inevitabilmente ad una ridefinizione del proprio stare al mondo.
Il voler superare se stessi è indice di forza, voglia di farcela, voglia di vivere.
Ma come sempre, dobbiamo saper cogliere il “giusto mezzo”.
Quindi sì, va bene uscire dalla propria comfort zone, mettersi in gioco, tentare.
Ma senza perdere la dimensione del rispetto di cosa è positivo e del cosa si tradurrebbe invece mera frustrazione, scegliendo con saggezza le proprie mete, i propri percorsi, i propri obiettivi.
22 LUGLIO 2019
Viaggiare per fuggire dalla realtà? Mi rendo conto che penso meno al mio stato fisico quando sono in viaggio ma al tempo stesso tornare alla realtà ogni volta è sempre più pesante. Come posso fare?
Risponde Anna Agati
Temporaneamente, si, perché non concedersi di evadere per un po’ dal nostro contesto? Viaggia per arricchirti di esperienze, per andare oltre la realtà e la quotidianità.
Tutto positivo.
Ma se davvero tornare alla realtà risulta sempre pesante, faticoso, negativo, significa che forse c’è qualcosa che va rivisto nel contesto della vita di tutti i giorni. Potrebbe allora non essere sbagliato chiedere aiuto per rifletterci su.
16 LUGLIO 2019
Continui a usare dei supporti per la deambulazione o li hai abbandonati definitivamente?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
Le stampelle sono le mie migliori amiche e continueranno ad esserlo per sempre. A differenza della sedia a rotelle (che per fortuna ho usato solo i mesi precedenti la fornitura della protesi) le stampelle mi seguono sempre per un semplice motivo: la protesi non la indosso 24 ore su 24, ci sono infatti dei momenti durante la giornata che sento la necessità di stare libero (a casa per esempio) e far riposare il moncone. In questi casi le stampelle sono necessarie per muoversi. Certo, posso anche “saltellare” ma alla lunga è stancante!
8 LUGLIO 2019
Sono un portatore di protesi alla gamba e riesco a deambulare senza stampelle ma quando sono in un luogo che non conosco ho la necessità di utilizzarla. Perché?
Risponde Anna Agati
La stampella è l’appoggio, l’aiuto, la sicurezza.
Un luogo che non si conosce è imprevedibile, e per questo motivo poterla usare dà un senso (pratico e metaforico) di sostegno da eventuali difficoltà, mentre può non essere necessaria in luoghi conosciuti, proprio perché è un contesto che già padroneggiamo.
29 GIUGNO 2019
Sono un disabile motorio e ho un sacco di difficoltà nell’affrontare gli sguardi della gente, soprattutto in spiaggia. Cosa posso fare?
Risponde Anna Agati
L’accettazione della propria disabilità, acquisita e non, è un percorso che si costruisce col tempo ed è soggettivamente differente da persona a persona, non esiste una formula universale.
Chi decide di mostrare il proprio corpo in spiaggia sta dicendo “ io sono questo corpo, vi mostro la mia debolezza ma anche la mia forza”.
Nella mia esperienza professionale di accompagnamento di gruppi di persone con disabilità in vacanza, notavo spesso che questi sguardi, seppur difficili da affrontare per chi li riceve, sono soprattutto di ammirazione, curiosità vista in senso costruttivo, scoperta di una condizione diversa dalla propria.
Certo in ogni caso non è semplice gestire la sensazione di sentirsi gli occhi addosso, ma ricordiamoci che sta a noi, e solo a noi, decidere come interpretare quegli sguardi, le eventuali opinioni e i giudizi esterni.
28 GIUGNO 2019
Come gestisci la curiosità delle persone?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
Chi non è stato curioso nella vita? Io stesso sono incuriosito da ciò che è diverso da me. Non parlo di disabilità ma parlo di un colore della pelle diverso, di una lingua che non conosco, di un tatuaggio particolare, di un colore di capelli insolito. Avrei infiniti esempi.
Una volta affrontata l’accettazione della nuova condizione fisica (percorso lungo e faticoso) diventa più semplice affrontare la curiosità della gente, se ovviamente se ne coglie la giusta motivazione.
Quando invece la curiosità ti ferisce, ti imbarazza o ti mette a disagio forse c’è ancora uno scoglio psicologico da affrontare e superare.
Quando ti accorgi di essere a buon punto? Quando smetti di sentirti giudicato e non fai più caso agli sguardi degli altri e, anzi, torni anche tu a guardare gli altri come prima. Con la stessa curiosità che caratterizza il genere umano.
Adesso apprezzo tanto chi mi chiede cosa è successo alla mia gamba: mentre prima mi chiudevo a riccio con un “mi sono fatto male” adesso invece racconto e cerco di informare tutti: la disabilità è una condizione che deve essere considerata normale e solo informando e mettendo a proprio agio le persone sarà possibile raggiungere questo obiettivo.
12 GIUGNO 2019
Perché affronto meglio la disabilità quando sono lontano da casa?
Potrebbe essere collegato alla paura del giudizio altrui: lontano da casa non ci conosce nessuno.
Siamo più leggeri, liberi, meno influenzabili da giudizi e opinioni (più o meno diretti) altrui.
Risponde Anna Agati
Potrebbe essere collegato alla paura del giudizio altrui: lontano da casa non ci conosce nessuno.
Siamo più leggeri, liberi, meno influenzabili da giudizi e opinioni (più o meno diretti) altrui.
2 GIUGNO 2019
Prima di diventare disabile non avevo paura di volare ma da quando non sono più autonomo si. Cosa mi è successo?
Risponde Anna Agati
Qui entra in gioco il tema del cambiamento, del divenire: chi non nasce con una disabilità, ma la acquisisce, non può che discernere inevitabilmente tra un prima e un dopo.
E così la paura del volo ti ricorda che nella vita ci sono esperienze la cui “buona riuscita” non dipende solo da noi e dalla nostra competenza (quando voliamo dobbiamo fidarci totalmente della professionalità del comandante e della compagnia aerea) e che il fatto di non essere autonomo nella deambulazione comporterebbe maggiori difficoltà nel caso ci fosse un’emergenza.
Tuttavia se quel volo lo abbiamo preso, significa che forza e volontà di affrontare gli ostacoli (reali e immaginari) sono maggiori della paura.
22 MAGGIO 2019
Ricordi qualcosa dei momenti precedenti l’intervento? Eri consapevole che ti saresti risvegliato senza gamba?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
Ricordo ogni singolo secondo di quella sera, dallo schianto fino all’ingresso in Pronto soccorso.
Non ho dimenticato nulla.
La scelta dell’amputazione però fu presa in sala operatoria per salvarmi la vita e io prima di addormentarmi non ne ero affatto consapevole.
Ebbi coscienza di aver perso una gamba quando mi trasferirono in reparto, ma anche in terapia intensiva – complici i potenti tranquillanti che mi somministravano per attutire i dolori fisici – fino in fondo non avevo realizzato.
Il trauma psicologico c’è stato, non posso negarlo.
Sono però qui a raccontarlo con tutta la naturalezza di questo mondo e questo dimostra che tutto si può superare. No?
21 MAGGIO 2019
Quando termino un viaggio penso immediatamente al successivo.
Spesso addirittura mi capita di pensarci durante la pianificazione del viaggio precedente. Non sono ancora partito e già penso a quello successivo! Non credo sia una dipendenza ma non rischio di non godermi a fondo il momento?
Risponde Anna Agati
E’ un fenomeno piuttosto comune, infatti l’essere in viaggio attiva una sorta di “nuovo te”, più ricettivo rispetto a ciò che ti circonda, più attento al contesto, a cogliere il momento.
Questo scatena quindi una buona dose di eccitazione che porta a fantasticare direttamente sul prossimo viaggio.
Insomma, nel viaggiare esci dalla routine quotidiana e ti concedi di essere qualcosa di diverso, di avere un nuovo ruolo, di sperimentare vite nuove. È bello quindi lasciare che la mente fantastichi sul successivo momento in cui ti sentirai nuovamente in questo stato.
1 MAGGIO 2019
Risponde Anna Agati
Assolutamente si: l’Italia offre meraviglie che altri Paesi nemmeno sognano. Si tratta sempre di capire, in termini organizzativi, quale vacanza sia più adatta alle tue esigenze.
Se stai iniziando a viaggiare, per esempio, sono meglio alcune esperienze in Italia per potersi sentire “a casa” negli aspetti culturali/linguistici.
Effettivamente pianificare un viaggio non è un affare da poco.
Come e con che mezzi spostarsi?
Quante e quali barriere architettoniche sono presenti?
Solo per citare due importanti quesiti da porsi.
Lascerei l’estero alle successive esperienze, una sorta di next level.
19 APRILE 2019
Sono un disabile con grosse difficoltà motorie. Perché dovrei viaggiare e andare incontro a difficoltà che rischiano di abbattermi ulteriormente?
Risponde Anna Agati
Una persona disabile con difficoltà motorie dovrebbe ponderare al meglio, in fase pre-partenza, tutti i dettagli del suo viaggio.
Entra qui in gioco un imprescindibile aspetto informativo, dato anche dalla capacità di selezionare, in rete e non, le fonti attendibili da quelle che rischiano di non essere affidabili.
Utilizzare l’esperienza collaudata e positiva di altri permette di pianificare evitando di andare incontro a difficoltà e frustrazione.
Proprio per questo è nato Proprio in Gamba!
31 MARZO 2019
La collaborazione con un esperto in psicologia in un blog in cui si parla di viaggi e disabilità. Perché?
Risponde Anna Agati
La figura dello psicologo si inserisce laddove si presentino delle difficoltà, più o meno profonde, ma anche laddove si vogliano fortificare alcune risorse emotive: lo psicologo non è “per i matti”, bensì è una figura preziosa potenzialmente integrabile in tutti i contesti.
Anzi è proprio qui che, essendo il tema della disabilità così sensibile e variegato, la figura di un professionista della salute è di grande appoggio: sia su un piano informativo che di vero e proprio sostegno.
Ciao Alessio, ho letto che hai subito un’amputazione alta (moncone corto). Che svantaggi ci sono rispetto a un moncone lungo?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
Ho subito una amputazione alta, è vero.
Si parla di moncone corto quando la sua lunghezza è inferiore alla metà del femore (nel caso di amputazione trans femorale), da non confondere con la disarticolazione (in questo caso il moncone è assente o comunque molto ridotto: questa condizione rende più complessa e difficile la protesizzazione dell’arto mancante). Avere un moncone corto ha degli svantaggi in più rispetto ad averlo lungo: innanzitutto la forza necessaria per deambulare sarà superiore perché viene meno l’effetto “leva” e richiederà uno sforzo maggiore per compiere un passo rispetto a chi ha un moncone lungo. Altro svantaggio è quello di avere meno superficie di aderenza nella cuffia di silicone, la quale tenderà a scivolare più velocemente in presenza di eccessiva sudorazione. La scelta dell’invaso poi è limitata – anzi, spesso obbligata – alla cuffia con il chiodo in quanto non è possibile applicare altre tecniche. Più il moncone è lungo e più aumentano i vantaggi.
Attenzione però all’eccesso: può capitare che un moncone lungo arrivi troppo vicino all’articolazione: in questo caso ci potrebbero essere dei problemi di fissaggio del ginocchio (o della caviglia) perché lo spazio è troppo limitato e si rischia di costruire una protesi più alta del normale.
Non sarà però un centimetro in più o in meno a limitarci nel fare le cose: si arriva sempre e comunque a fare tutto e le pagine di questo blog lo dimostrano!
21 FEBBRAIO 2019
Provi fastidio a stare senza protesi in pubblico o a mostrare il moncone?
Risponde Alessio Degl’Innocenti
Bella domanda.
In questi anni posso dire di aver provato ogni tipo di sensazione, bella o brutta che sia: all’inizio mi dava fastidio tutto e l’idea di mostrarmi in pubblico senza protesi non era minimamente considerabile.
Provavo vergogna.
Non riuscivo a sopportare di essere osservato e magari compatito dagli altri.
Pian piano (anche con l’aiuto di un ottimo supporto psicologico) questa sensazione è passata e gradualmente ho iniziato a muovermi fuori casa anche senza protesi e accettare gli sguardi della gente.
Non è stato facile e ci è voluto del tempo ma adesso non provo più alcun tipo di fastidio. Anzi, a volte mi diverto e sorrido davanti a uno sguardo più morboso del normale facendo imbarazzare quasi sistematicamente il curioso.
Non avere paura di provare imbarazzo. E’ normale, soprattutto all’inizio.
E’ un percorso psicologico estremamente soggettivo e ognuno lo supera con i propri tempi. Fidati, alla fine lo supererai anche tu.
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