Come si supera una difficoltà

• 01 GENNAIO 2019

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PARLIAMO DI

Come si supera una difficoltà legata ad un handicap fisico?

Un portatore di handicap fisico è costretto a sopportare mille difficoltà nel suo quotidiano. Problemi che un individuo senza apparenti problemi difficilmente si pone ed ai quali raramente pensa. Ecco che il come si supera una difficoltà legata ad un handicap fisico diventa importante per non farsi trovare impreparati ogni volta che si pone un problema.
In questo articolo ti mostro quali sono le cose perfettamente fattibili anche con un handicap motorio e come farle. Perché tutto si può continuare a fare. In maniera magari diversa ma non ci sono limiti quando si ha la volontà di superarli.  

Un handicap fisico, come per esempio la perdita di un arto, spesso non dà un preavviso. Dietro un intervento così traumatico per il corpo ci sono molte cause e la prima di tutte è il trauma accidentale. Un attimo prima hai due gambe e l’attimo dopo, per cause accidentali, sei costretto a perderne una per sempre. Chiamalo destino, chiamalo caso, chiamala sfortuna. Non è importante. L’importante è essere velocemente in grado di convivere con questa nuova condizione ed imparare come si supera una difficoltà che fino a ieri non sapevi neppure esistesse. In questo articolo scoprirai le cose che sarai ancora in grado di fare (e come affrontarle) con un handicap fisico motorio.
Ti renderai conto che la vita non è finita ma è semplicemente cambiata

Cosa significa la parola “handicap”?

Partiamo dalle basi: cosa significa esattamente la parola “handicap“? Se apri una qualsiasi enciclopedia scoprirai che la parola “handicap” significa letteralmente impedimento, disagio fisico o mentale. Nato nel mondo del gioco e dello sport, il termine handicap si riferisce alla condizione di svantaggio o di inferiorità nei confronti dei propri simili di una persona con problemi fisici o mentali.

Adesso però chiudi l’enciclopedia e senti la mia versione: per me la parola “handicap” non rappresenta altro che una caratteristica fisica di una persona. Una caratteristica importante ben diversa dal colore degli occhi o dei capelli ma pur sempre una caratteristica che ci distingue da un’altra persona. Nessuno sceglie di nascere con i capelli biondi come nessuno sceglie di nascere, o diventare, portatore di handicap.
L’handicap è come un partner dal quale non è possibile divorziare o allontanarsi: si accetta, si rispetta e si trova il modo di conviverci.

Prova a parlarci con questo partner che non hai certamente scelto, stabilisci con lui dei paletti, delle condizioni. Litigaci anche ma alla fine trova un compromesso. La velocità della capacità di reagire a questa condizione è la chiave di tutto e gioca un ruolo fondamentale nel processo di recupero e ritorno alla vita che ognuno di noi merita di vivere.

Quanto ci vuole a metabolizzare un handicap?

Chi decide quanto tempo è necessario per prendere coscienza del proprio handicap? Nessuno, solo voi stessi. Diffidate sempre di chi dice “Vedrai che in men che non si dica torni ad essere più forte di prima“. Balle.
L’handicap pretende un impegno costante, quotidiani, ti mette di fronte problemi nuovi e sfide che richiedono pazienza, impegno e costanza e nessuna di queste tre azioni può essere quantificata in giorni, settimane, mesi. Passiamo però alle buone notizie: se applicherai le regole fondamentali (pazienza, impegno e costanza) nel miglior modo possibile sentirai durante tutto il percorso di accettazione personale momenti in cui sarai pervaso da sensazioni nuove, positive. Come se il corpo ogni volta che si rende conto di aver raggiunto un obiettivo rispondesse in qualche modo. Poco importa il come, al diavolo i modi e la fatica che si sono resi necessari. Queste sensazioni hanno un nome: soddisfazione. La soddisfazione di avercela fatta.

Una vita rovinata?

Quando rifletto sui traguardi che ho raggiunto mi capita spesso di ricordare un evento accaduto dopo un mese dal mio incidente del novembre del 2005. Ricordo che stavo combattendo senza risultati contro una brutta infezione batterica contratta a seguito all’incidente e che per sconfiggerla avrei dovuto affrontare un ciclo di sedute in camera iperbarica. Per raggiungerla era necessario l’aiuto di paramedici che in ambulanza mi portavano in clinica. Ricordo bene l’emozione provata la prima volta che uscii dall’ospedale: fu gioia allo stato puro uscire finalmente all’aria aperta dopo un mese in corsia.
Durante il viaggio uno dei paramedici si avvicinò con l’intenzione di scambiare due chiacchiere e fui ben lieto di presentarmi e parlare un pò con qualcuno che non fosse un dottore o un parente.
Quanti anni hai?
mi chiese con tono serio ma al tempo stesso compassionevole, guardando la mia gamba che non c’era più.
28
risposi.
Che peccato
Disse lui.
Peccato per cosa?” chiesi incuriosito. La sua risposta mi colse di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno.

Perché a 28 anni è triste vedere una vita rovinata come la tua.

Non ci fu cattiveria nelle sue parole ma solo tanta ignoranza e mancanza di tatto. 

Spero proprio di no”.
Seppi rispondere solo questo e non per colpa della mia timidezza ma dalla paura che avesse davvero ragione.

A distanza di anni, grazie alle persone che mi sono sempre state vicine e che mi hanno voluto bene ed un adeguato percorso psicologico riesco a dare un peso diverso a quelle parole ed adesso posso affermare che quel momento fu, ironia del destino, l’inizio della svolta, il punto più basso dal quale sono ripartito.
“Beh, a giudicare da quello che sono riuscito a fare proprio rovinata non mi sembra la mia vita, non trovi?”

Oggi posso affermare che se mi fermo a pensare a quello che sono riuscito a fare la mia vita sempre tutto tranne che rovinata, non trovi?

Ok, ma come si supera una difficoltà? Cosa sarò ancora in grado di fare?

Le regole base sono poche, semplici e quasi scontate: continua a vivere e non solo a sopravvivere, evita una vita monotona avara di soddisfazioni e non piegarti al vittimismo, all’autocommiserazione e, perché no, alla depressione per quello che ti è capitato. Non serve a nulla. Alla gente che incontrerai non interesserà più di tanto la tua storia e dopo dieci minuti se la sarà già dimenticata. Tu sei e sarai una persona come un’altra. Nulla è compromesso irreparabilmente ed a tutto c’è rimedio.

Se terrai sempre a mente queste regole elementari ti accorgerai che ogni volta che ti alzerai a fare colazione, che abbraccerai i tuoi cari, ogni volta che passeggerai sulla spiaggia al tramonto, mentre nuoti al mare ma soprattutto tutte le volte che assaporai le emozioni che ti regaleranno le persone che ami verrà spontaneo ripetere a se stesso:

“Si, sono soddisfatto di questa vita, non potrei chiedere di meglio”.

Quante volte ti sarai chiesto, soprattutto all’inizio…

Potrò tornare a viaggiare?

Se non fosse possibile tornare a viaggiare che ci starei a fare qua? Un handicap motorio non impedisce di viaggiare ed arrivare ovunque. Aerei, treni, navi, pullman, auto hanno sempre meno limitazioni e permettono a tutti di viaggiare comodamente. Prendere un elicottero, una piccola imbarcazione ma anche salire un dromedario sarà possibile con qualche accorgimento.
In questo blog cercherò di fornirti più informazioni possibili proprio per evitare di farti trovare impreparato ad ogni evenienza.
Basta scuse: la scusa di non viaggiare a causa del proprio handicap motorio non regge.

Potrò svolgere un lavoro?

I miei colleghi nella foto sono la conferma che non solo potrai tornare a lavoro ma DOVRAI tornare a lavoro!
Stare a casa piace a tutti, ma lavorare, oltre ad essere indispensabile quasi per ognuno di noi, permette di socializzare e rendersi utile. Per chi ha un handicap motorio gli unici limiti saranno quelli del buon senso: evitate quindi lavori troppo duri fisicamente o troppo logoranti per gli arti che vi rimangono. Sfrutta al massimo le agevolazioni della legge 104: avere una percentuale di invalidità permette di avere accesso alle categorie protette ed a tutti i benefici annessi, a voi e al vostro datore di lavoro.
Il lavoro nobilita l’uomo si dice… e allora non smettere di nobilitarti!

Potrò fare sport?

 Lo sport sarà indispensabile per affrontare meglio la proprio disabilità. 
Ad oggi non ci sono sport preclusi alla disabilità, sia individuali che collettivi. Non ci credete? La parola paraOlimpiadi vi dice qualcosa? Non siete portati per sport individuali? Calcio, pallavolo, pallanuoto, basket sono accessibili per tutti. Tu piacciono i motori? Con adattamenti specifici non è certo precluso a noi disabili.
A me personalmente piace il nuoto, uno sport che non ti chiede di certo se hai o meno due gambe giusto?
Vuoi sapere un segreto? Io non sapevo nuotare prima del mio incidente…

Potrò tornare a guidare?

Sembra un problematica marginale vero? Mica tanto perché permette di tornare ad avere un’autonomia quasi totale.
Non farti prendere dalla paura di non poter più guidare un’auto o una moto.
Paura completamente infondata: due o quattro ruote niente sarà precluso.
In base alla propria disabilità monterai accessori adeguato e previsti dalla legge. Non rimane che avere un pò di pazienza nel commutare la patente in patente speciale, fare richiesta del tagliando disabili ed il gioco è fatto. 

Per ogni livello di handicap sono necessari diversi accorgimenti obbligatori per legge, informati!

Potrò avere una relazione sentimentale?

Non sarà certo un handicap motorio ad impedirvi di iniziare e vivere una relazione sentimentale!
Gli unici ostacoli alla costruzione di una solida relazione sarete solo e soltanto voi stessi. Via tutte le problematiche legate al sesso, che continuerà ad essere bello ed appagante come prima. Non permettete mai all’handicap di essere la scusa al vostro insuccesso sentimentale. Se una cosa doveva andare male sarebbe andata male comunque ed il contrario. Prendetevi il tempo necessario e non mettetevi fretta.
Accettate voi stessi e gli altri accetteranno voi.

Potrò sconfiggere l’ignoranza della gente?

Alla fine l’hai trovata una cosa che non sarà possibile fare. Armati di pazienza perché la fuori c’è un esercito di ignoranti e maleducati che se ne fregherà completamente del tuo handicap. Prova però a dare l’esempio educando i tuoi familiari: non sei tenuto a salvare il mondo ma qualcosa puoi fare. Non arrabbiarti, a che serve? Alla maleducazione si risponde con un sorriso, all’ignoranza si risponde con la cultura

L’educazione civile dovrà essere il tuo punto di forza.

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